Volume esaurito

Il mito di Ganimede
prima e dopo Michelangelo

a cura di Marcella Marongiu

catalogo della mostra: Firenze, Casa Buonarroti, 18 giugno-30 settembre 2002

«Spero bene, se la fortuna non mi vuole di nuovo cominciare a tormentare, tra pochi giorni esser guarito et venire a fare il mio debito in visitarvi. In questo mezzo mi pigliarò almanco doi hore del giorno piacere in contemplare doi vostri desegni quali quanto più li miro, tanto più mi piacciono…»: così scriveva il primo di gennaio del 1533 Tommaso de’ Cavalieri a Michelangelo.
Il sommo artista e il giovane patrizio romano si erano conosciuti da pochi giorni e, come segno dell’amicizia subito nata tra di loro, Michelangelo gli aveva fatto dono dei due disegni di cui già con profonda devozione gli scriveva Tommaso. Con ogni probabilità si riconoscono in questi fogli il Ratto di Ganimede e la Punizione di Tizio, le altissime prove grafiche che costituiscono il centro ideale di questa mostra.
I disegni per Tommaso appartengono a una tipologia ben nota agli studiosi di grafica antica, i cosiddetti “presentation drawings”, realizzati non a fini progettuali o di studio, ma per farne dei doni. In Michelangelo, questo tipo di disegni è caratterizzato da soggetti complessi, spesso profani e di non facile interpretazione. Da Gherardo Perini a Vittoria Colonna, questo genere di regalo fu sempre segno di grande affetto da parte dell’artista. Nascono dunque, questi disegni, con finalità assolutamente private, e decifrabili compiutamente solo all’interno del percorso biografico dell’autore.
E tuttavia, immediato e straordinario fu il successo di queste invenzioni, che presero a circolare per l’Europa, copiate all’infinito nelle tecniche più svariate, soprattutto attraverso la mediazione dell’incisione. Andarono così rapidamente e del tutto perdute le complesse motivazioni personali che stavano alla loro origine.
Le soluzioni attuate nei “presentation drawings” di Michelangelo costituiscono delle vere e proprie cesure all’interno della secolare tradizione iconografica dei soggetti affrontati: eccellente testimonianza di questo fenomeno è proprio il mito di Ganimede. La fortuna visiva del personaggio e della sua vicenda, fiorente nel mondo classico, ma scarsamente rappresentata nel Medioevo, conosce infatti un rinnovato splendore proprio attorno all’invenzione michelangiolesca, all’inizio degli anni trenta del Cinquecento. È questo il momento in cui si cimentano sul tema, con soluzioni diverse tra di loro e dall’esempio michelangiolesco, Correggio, Parmigianino, Giulio Romano.
(dalla Premessa di Luciano Berti e Pina Ragionieri)

La mostra allestita presso la Casa Buonarroti (18 giugno-30 settembre 2002) si apre con un prologo volto a ricostruire la tradizione iconografica antica del mito e la sua faticosa sopravvivenza attraverso il Medioevo, concludendosi con un excursus sulla fortuna del soggetto dopo Michelangelo. Per finire, un singolare “falso”: un affresco di Anton Raphael Mengs che, creduto originale dal Winckelmann, era stato da lui celebrato come il più bel dipinto dell’antichità.

Peso 0,7 kg
Dimensioni 21 × 27 cm
Pagine

128

Rilegatura

Brossura cucito

Illustrazioni

72 a colori e b/n

Lingua

Italiano

ISBN

88-85957-56-0