Formare nell’arte: Gaia Bindi sul progetto che porta gli studenti dentro il Museo 27 Novembre 2025 – Edito in: Parola d'autore – Autore: Maria Cecilia Del Freo

Intervista alla direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Firenze sul progetto che ha avuto luogo al Museo Novecento e ha visto partecipi undici giovani artisti/studenti della prestigiosa istituzione fiorentina.

Come è nata l’idea di “Impalestra tra Museo e Accademia” e quali esigenze formative e artistiche intendeva soddisfare?

“Impalestra” nasce da un rapporto sempre più organico e costruttivo tra Accademia di Belle Arti di Firenze e Museo Novecento, grazie all’elaborazione di progetti condivisi, tra cui il Dottorato di ricerca AFAM in Arte, tecnologia e percezione. Come progetto si presta alla didattica fornendo agli studenti un’esperienza “sul campo” di quello che dovrà essere il loro futuro professionale, che include il rapporto con la struttura museale.

In che modo la collaborazione tra il Museo Novecento e l’Accademia di Belle Arti ha contribuito a creare un dialogo concreto tra studenti, artisti e pubblico?

Il progetto ha previsto cinque esposizioni allestite e disallestite nell’arco di due o tre giorni. Ciascuna prevedeva le opere di due/tre studenti guidati nell’esperienza della mise en place da un docente dell’Accademia. All’inaugurazione il direttore del Museo Novecento e il pubblico stimolavano una discussione con gli studenti espositori, spronandoli a illustrare il loro lavoro.

Quali sono stati i principali risultati o riflessioni emerse da questa esperienza sia per i giovani artisti sia per le istituzioni coinvolte?

Il confronto con un’istituzione museale di prestigio, con i suoi spazi e lo staff curatoriale, con un pubblico allargato e curioso, ma da coinvolgere e convincere rispetto a una proposta artistica originale.

Guardando al futuro, come potrebbe evolvere il progetto “Impalestra” per continuare a favorire il confronto tra mondo accademico, territorio e arte contemporanea?

Questa prima edizione è stata davvero un progetto pilota, nato soprattutto da un’intuizione di Sergio Risaliti, a cui con Paolo Parisi abbiamo dato seguito e operatività nello stretto giro di un mese. Una nuova edizione potrebbe essere più strutturata e meglio comunicata. Il successo ottenuto da ciascuna esposizione ci ha anche fatto ricredere sull’idea della brevissima durata, perché i risultati ogni volta erano così soddisfacenti che il pubblico chiedeva più giorni per poter visitare e tornare.

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